mercoledì 27 febbraio 2013

In Siberia.

Per le elezioni, Capo V. è convinto di aver creato una task-force imbattibile, formata da elementi instancabili ed assolutamente fidati, per portare a termine alcuni delicati compiti legati all'espletamento del voto, vertice inviolabile dell'esercizio della democrazia.
Purtroppo per lui, a dimostrazione che anche i migliori a volte sbagliano, nel gruppo ha inserito anche Mamikazen e la mitica Collega F.

Mamikazen, qui ci sono i pacchi di schede che vanno all'interno dei sacchi, un pacco per la Camera uno per il Senato. Ne prendi su UNO ALLA VOLTA e lo metti davanti al sacco, così li possiamo ricontrollare tutti prima di metterli dentro. Tutto chiaro?
Certo, Capo V.
Allora vai. Seggio 48, settecentoquarantadue schede; seggio 100, novecentoottan... cosa st... Mamika, cosa stai facendo?
Quello che mi hai detto.
Io ti ho detto UNO ALLA VOLTA. Dammi retta, altrimenti domattina non senti più le braccia. Portane uno alla volta, cammini di più e fatichi di meno.
Ma così è più comodo.
Dammi retta.
Sono poche schede in ogni pacco.
Stai a sentire a me, ti conviene.
Poche.
Sentirai.
Non sento niente.

(La mattina dopo)
Mamik? Pronta per i duplicati delle tessere elettorali? Allora, questo è il tuo computer, queste sono le tessere, qui c'è il timbro "duplicato", qui c'è... Mamik, ma mi ascolti?
...
Cosa c'è? Ti fanno male le...
STAI ZITTO
Io te l'avevo d..
ZITTO
Ok
Ok
Ok
...

(allo sportello magicamente si materializza la signora C., entreneuse storica della città, donna di spettacolo e imprenditrice del sesso dotata del più enorme paio di OMISSIS che si siano mai viste, per l'occasione fasciate in un top rouge scollatissimo nonostante fuori ci siano dagli otto ai trentadue gradi sotto zero)
Buongiorno signora. Dica.
HO PERSO LA TESSERA ELETTORALE E VORREI VOTARE, COME DEVO FARE, CARINA?
Non si preoccupi, mi dà un documento d'identità e la rifacciamo subito. Questione di un minuto.
OH GRAZIE CARINA SEI GENTILISSIMA.
Ecco, signora. Una firma qua, per favore. Grazie. Questa è la sua nuova tessera...
MA COME SEI GENTILE. POSSO DIRTI UNA COSA?
Certo, signora, dica.
SEI UNA DONNA MOLTO, MOLTO SEXY. 
Oh, grazie... altrettanto.
QUEL VESTITO TI STA BENISSIMO. SOLO... UN PO' PIU' DI SCOLLATURA LA PROSSIMA VOLTA, EH? MI RACCOMANDO.
Senz'altro, non mancherò.
Mamikazen, ma quella è...
Se cortesemente vedi di stare zitto forse è la volta buona che riesco a trovarmi un lavoro ben retribuito.
Ah, ok, scusa.
Niente.


Mamik, lo sai? A me quando mi hanno spostata in anagrafe mi han detto: ma va', vai in Siberia?
Nel senso del gelo, della prigione o del Comunismo?
Tutte e tre.
A me hanno detto che sarei andata nel posto dove mettono in punizione i cattivi. Ma noi in effetti siamo cattive...
He he... cattivelle...
Cattivacce...
Cattivissimissime...
Capo V., ti andrebbe di sculacciarci?
Sì, sculacciaci...
Se non vi muovete a chiudere quei sacchi per i seggi vi sculaccio davvero.
Sì, sì, mmmh...
- RAGAZZE -
Oh, ok, uffa.
Ok. Sei una palla.


(tutti schierati in tribunale a ricevere i sacchi alla chiusura dei seggi)
Guardaaaaaaa! Il primo sacco che è arrivato... è il 69!
Hehe... non poteva essere che il sessantanove...
Già, il sessantanove, hi hi...
Capo V., hai visto?
Dobbiamo controllare che i verbali siano tutti timbrati e firmati, che tutti e centotrè i presidenti ci riportino tutte e centotrè le buste dalla otto alla quindici, sei matite, la scatola dei timbri, il fascicolo delle comunicazioni e le chiavi del seg...
Sì, sì, ma hai visto? Dico, hai visto? il primo sacco che è arrivato è il sessantanove, hai capito? sei-nove, hai presente? Sessantanove, occhiolino-occhiolino-risatina...
(fino a notte ad lib., mentre lavoravamo come bestie)


lunedì 18 febbraio 2013

Quel suo maledetto senso del tempo.

Lui, quando era depresso, non mangiava merendine.
Forse non parlava.
Comunque, non mangiava merendine.
Lui, quando era depresso, la malinconia la usava per fare di queste cose.
Tipo: gli proponevano una storia, che so, una davvero assurda, una come andavano di moda nei vaudeville dove Lui s'ingalioffava, evidentemente, nei momenti di tristezza, con un altro paio di compari suoi che gli facevano "Senti, questa è davvero assurda: ambientata al tempo delle Crociate, ma non ci sono eroici combattimenti né languide lontananze né oh Signore dal tetto natìo, vedi, c'è questo gruppo di uomini che se n'è rimasto in Francia mentre gli altri sono andati tutti a combattere e loro che fanno? Danno l'assalto a un castello. Ma non perché sia pieno di infedeli: perché è pieno di femmine. Femmine belle e sole, con i mariti, i fratelli, i padri lontani, alle crociate. E c'è questo Conte, senti, c'è questo Conte Ory, che si porta dietro tutti i suoi cavalieri e danno l'assalto al castello vestiti nientepopodimeno che... da suore."
"Da suore?" fa Lui, risvegliandosi lievemente dal suo torpore melanconico.
"Suore, ti dico. Il Conte è innamorato della Contessa, ma c'è il paggio del Conte che è il cugino della Contessa, e ne è innamorato pure lui..:"
"Hmmmm... un ruolo en travesti..."
Ed era fatta.
Perché il segreto di Rossini è sempre stata la malinconia. Anche nei momenti più felici. Anche nel Barbiere, anche in Cenerentola. Anche nelle farse. Persino nelle farse. Quel suo maledetto senso del tempo. Il senso che a teatro devi avere per forza, perché puoi mettere in scena la più grande storia d'amore del mondo, puoi mettere in scena il passaggio del Mar Rosso, la vittoria di Guglielmo Tell, ma mentre lo fai sai benissimo che il tutto può durare un massimo di tre-quattro ore, poi, ineluttabilmente, la musica finisce. I cantanti si tolgono il trucco e tornano a casa. Gli strumenti vengono riposti nelle custodie. Il custode spegne le luci e il teatro si svuota.
E questo Lui l'ha sempre saputo e infilato in ogni sua singola, stramaledettissima nota.
Dalla sinfonia del Barbiere alla preghiera del Mosé. Dal rondò di Cenerentola alle Medaglie incomparabili. E lasciamo perdere il Preludio religioso della Petite Messe Solennelle, che è come sparare a una mosca già morta con un cannone.
E lasciamo perdere anche quest'ultima opera comica, piena di suore e castellane, in cui si brinda a una manica di poveracci ignari e lontani a combattere i Turchi e i Saraceni, fregando loro il vino, e le donne.
Se poi a cantare c'è il piccoletto bruno che l'estate scorsa si è beccato una standing ovation che non si riusciva più ad andare avanti solo per aver sceso la scala a spirale della Matilde - solo per essere sceso dalla scala, come a Sanremo, senza nemmeno aprire la bocca per cantare, una standing ovation solo per aver camminato - beh, allora, allora tutto è perfetto.