giovedì 31 maggio 2012

love is in the air.

- mamma, oggi ho fatto colpo sull'aya.

- aya? la tua compagna di classe dai tempi della materna? quella aya che è un genio a scuola? quella che sembra una principessa disney, coi capelli neri lunghi fino ai polpacci e gli occhi di carbone con le ciglia da farfalla?

- esatto.

- ma come diamine hai fatto a fare colpo su di lei?

- ah, io non ho fatto niente.

- allora come fai a sapere che hai fatto colpo? te l'ha detto?

- no, non me l'ha detto. cioè, non l'ha detto a me: l'ha detto a tutta la classe.

- COSA? ma che ha detto?

- ha detto "ti amo, rodolfovalentino".

- ha detto "ti amo, rodolfovalentino" davanti a ventuno bambini e bambine di otto anni?

- sì. ma metà classe non stava a sentire.

- la metà maschile, immagino.

- esatto. e la metà femminile ha sentito, ma non ha commentato.

- commentato? perché avrebbero dovuto commentare?

- beh, ad esempio si poteva mettere la cosa ai voti.

lunedì 28 maggio 2012

oi dialogoi.

Dialogo n.o 1:
Il prete di *BellaCittadinainprovinciadiArezzo* - vs - chiesa stracolma (4 cori, assemblea dei fedeli, classi di catechismo, chierichetti e chierichette, tre organisti)

- comincerò raccontando di quando cantavo nella corale XYZ. Correvano gli anni '60...
- ...
- ... l'attuale crisi del Vaticano...
- ...
- ... i giovani non sono il futuro, sono il presente...
- ...
- ... ed ora vi parlerò della pace nel mondo...


Dialogo n.o 2:
Mamikazen - vs - l'ottenne RodolfoValentino 

- amore, calmati

- YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE.........

- mettiti un po' tranquillo sul sedile del pullman

- JOGULUGULUPILLOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!

- non urlare nelle orecchie di Lisadagliocchiblù

- HUAAAAAAAAAAAAAAHHH!!!!!!!!!!!

- guarda che non ti porto più in trasferta col coro

- REORRRRRRRRRRRGGGRRRRRRAAAAAAAAAAH

- se non ti siedi immediatamente m'in****o come una bestia

-WEEEEEEEEEEEEEEEE 
(ad lib.)


Dialogo n.o 3:
Il Guidatore del Pullman - vs - Mamikazen

- signora, lei è proprio bella. No, scusi se glielo dico, sa. Però con quegli orecchini... e il resto... quando ha messo quel vestito con lo spacco, per cantare... io (OMISSIS), perché all'uomo piace questa cosa che si vede un po' la gamba e non si vede, in fondo le donne quando sono praticamente nude in spiaggia non le guarda nessuno, invece quello spacco lì... e tutto il resto... ecco, stasera la porterei a mangiare il pesce, che ne dice? andiamo nel *RistoranteSottoAlbergo* dove veramente oggi non dovrei entrare, perché la domenica sera c'è una che... insomma, ce l'ha un po' su e mi tira i piatti... però se entro con lei non mi tira i piatti perché pensa "cavoli, mi ha sostituita con una che valeva proprio la pena". Che ne dice? ci viene a mangiare il pesce?

- grazie per l'invito, davvero, ma devo andare a casa a mettere a letto mio figlio. Magari un'altra volta. Mi potrebbe accendere il microfono, per favore, che devo fare l'appello?

- certo, signora. Ecco qui.

- grazie.

- prego.


Dialogo n.o 4:
Direttore Ad (al microfono) - vs - Mamikazen (da fondo pullman)

- allora, solo due parole al microfono per dirvi che oggi siete stati davvero bravi, sono molto contento. Il concerto è andato benissimo, tutto bene, a parte forse il brano nuovo con la parte dei contralti che va un po' messa a punto...

- NON E' VERO!

- non sto dicendo che  i contralti abbiano cantato male, anzi, solo che rispetto al resto, che è più rodato...

- STAI SBAGLIANDO!

- ... dicevo, rispetto a tutto il resto, che facciamo già da tempo, il pezzo dei contralti...

- FALSO!

- ... va provato ancora un po' di più...

- FALSO E TENDENZIOSO!

- ... finché non sarà all'ottimo livello di tutto il resto. Grazie e buonanotte a tutti.

- ... fermo lì. Dove credi di andare.


(Oh yeah, Mamikazen is back in choir)




giovedì 24 maggio 2012

senti, emiliano.

- signora!
- eh?
- signora, presto, venga qui.

senti, emiliano.
son quasi due settimane che son qui nel tuo territorio. mi hai imbottita di gnocco fritto, pasta all'uovo, carne di maiale conciata in modi che noi marchigiani non possiamo nemmeno lontanamente concepire. mi hai stordita di erre ed elle arrotate, mi hai devastata con la tua ospitalità che non prevede si rifiuti un piatto né un cambio di asciugamani. mi hai disorientata con i tuoi prati pieni d'erba, i tuoi boschi pieni d'alberi, le papere, i cigni, l'airone che fa il bagno e la gazza ladra sull'argine del fiume.
adesso che vuoi da me, emiliano, che sto camminando a bordo campo per raggiungere il mio albergo, che vuoi, emiliano, che vuoi da me

- signora, venga, attraversi adesso che poi passa la cronometro.
- eh?
- la gara di biciclette, signora, non ha visto? attraversi, venga qua.

senti, emiliano.
io non ne posso più.
son quasi due settimane che me ne sto rinchiusa nel tuo bell'albergo mentre per nove ore al giorno dei colleghi - in massima parte, peraltro, emiliani -mi imbottiscono di nozioni di stato civile mentre i miei compagni di sventura da tutt'italia fanno gli esempi più assurdi e sudano assieme a me, in cinquanta nel tuo bel solarium, emiliano. con lo gnocco fritto sullo stomaco, circondati da chilometri e chilometri di prati e alberi e prati e alberi e prati che la sera quando esci a far due passi per ricordarti che al mondo non c'è solo lo stato civile ma pure quello modello base ti giri intorno e ti sembra di stare a central park, tutti che fanno jogging e si stirano i muscoli e corrono in bici e si stirano i muscoli, frotte di gente che corre tutti assieme tutti sudati tutti in calzoncini e maglietta e mica si fermano se uno cammina, no, che gliene frega agli emiliani, ti vengono addosso in gruppo perché loro ci hanno diritto che son più veloci e anche belli magri mentre io, dopo due settimane di stato civile e gnocco fritto, io, caro il mio emiliano, altro che gara a cronometro dovrei fare

- attraversi veloce, signora, che poi arrivano le biciclette.
- ma io non voglio attraversare, vede? il mio albergo è più avanti da questo lato, sulla destra.
- ma signora, lì è tutto bagnato, si sporca.

senti, emiliano.
noi marchigiani, il fango, ce lo abbiamo nel sangue. guarda che l'altro giorno mentre c'era il terremoto io ero al computer a inserire le mail dei coristi nella rubrica di libero e mica son corsa giù nella hall dell'albergo, io, son stata ferma lì e ho continuato a inserire perché la terra trema, ma noi marchigiani no. guarda che dove stiamo noi è montefeltro e nel montefeltro il fango è all'ordine del giorno, che mica ci abbiamo i praterelli belli tosati come le pecore, come qui in emilia, nelle marche la natura è selvatica e pure un po' selvaggia e abbiamo i monti veri, e le rocce, e la macchia mediterranea, emiliano, ci fa un baffo a noi il fango, hai mai provato a correre la mattina sul bagnasciuga storto dell'adriatico, tu? altro che ciclabili larghe e belline. e a proposito, un'umidità come quella di oggi del duecento per cento ce l'abbiamo anche noi, cosa credi, ma almeno ci abbiamo lo sfogo a mare, che prendo vado giù e mi tuffo, e qui dove vado, con lo gnocco fritto sullo stomaco, il fiume che trasuda l'umido e i boschi con gli alberi tutti uguali che ieri la collega toscana e quella campana ci si son perse e ci hanno messo tre ore a tornare

- guardi, lei è molto gentile, ma io continuo qui, grazie.
- è sicura, signora?
- sì, guardi, le prometto che non attraverso.
- ah, allora bene. buonasera.
- buonasera a lei.

martedì 15 maggio 2012

Io confesso.

Confesso che nove ore di lezione sulla DigitPA, i codici HTML, il sistema crittografico delle firme digitali e le circonvoluzioni del sistema INA-SAIA mi hanno messo addosso una gran voglia.

Di Luis Bacalov.

In tutte le sue forme.

Anche le più insospettabili.






lunedì 14 maggio 2012

case history.

"io ho una salma di un mio residente all'estero che mi rientra dalla cina. solo la salma. posso formare l'atto di morte?"

"io ho un missionario morto in africa, i suoi confratelli sanno che è morto ma nessuno sa dove. posso cancellarlo per irreperibilità?"

"io ho un residente in malesia che mi ha trasmesso il suo atto di matrimonio da trascrivere ma ancora non mi manda l'atto di morte della madre, che è morta da due anni. Posso costringerlo?"

"io ho un tale, residente da me, che è uscito di casa un mattino e non è più tornato. L'hanno trovato di recente morto in un pozzo in un'altra città. Chi deve formare l'atto di morte?"

"io ho una signora che ha avuto il decreto di cambio di cognome e prenome dal tribunale perché ha cambiato religione e i suoi vecchi correligionari l'hanno condannata a morte."

sei tagliato per l'avventura?

vieni anche tu nel magico mondo dei servizi demografici.

domenica 13 maggio 2012

Il Paese dei Servizi Demografici Perduti.

Ho fatto una valigia pesantissima piena di cose inutili con cui sul treno stipato all'inverosimile ho tentato di uccidere, nell'ordine, un orchestrale (sezione fiati, gruppo degli ottoni - l'ho capito dal fatto che aveva una spilla di Scatcat sulla custodia dello strumento), una fighetta addormentata nel posto dietro, un africano probabilmente già morto (sono sgattaiolata via, sapete che cavolo di bega è registrare una dichiarazione di morte in treno? beh, io sì) e un bambino.

Alla stazione del Paese dei Servizi Demografici Perduti ho trovato subito una compagna di corso, che però ha litigato subito col tassista.

L'albergo del Paese SDP ricorda vagamente l'ospedale di "Coma profondo" (giusto per non citare sempre i corridoi dell'albergo di Shining, che ormai), gli unici rumori sono quelli dell'acqua del torrente termale e le strambe grida di un uccello della bassa. Intorno, chilometri e chilometri di campagna attraversati da un grande viale dove passa un'auto ogni mezz'ora.

Alla prima pizzeria che ho incontrato camminando da sola lungo il viale vuoto nella campagna deserta non mi hanno dato un tavolo, perché ero da sola.

Per fortuna skype funziona.

E fu sera e fu mattina, primo giorno.

venerdì 11 maggio 2012

,fa lui.

"ok, per stasera abbiamo finito", fa lui.

come sarebbe a dire "abbiamo finito"? sono solo le undici di sera. non abbiamo provato la misa tango. non abbiamo ripassato west side story. è presto. perché non fai un'oretta in più assieme ai tenori, così io posso restare in un cantone ad scoltare?

"ci vediamo la settimana prossima," fa lui.

voi vi vedrete la settimana prossima, io no. e neppure quella dopo. due settimane fuori per un corso di abilitazione che tutti i miei colleghi sono lì a dirmi "non ti preoccupare, vedrai, andrai benissimo, non fare quella faccia, lo abbiamo superato tutti", ma io non mi preoccupo del corso, mi preoccupo per tutte le cose per le quali abitualmente si preoccupa una mamma che sta via due settimane, e in più mi struggo per il coro. quattro prove salto, quattro, quando tornerò non mi riconoscerete e io non mi ricorderò più niente. e al mio posto tu, sì, proprio tu, che te ne stai lì bel bello rilassato sulla tua pedana rosso ciliegia che io ho portato a spalla un numero imprecisato di volte, tu al mio posto avrai messo un contralto vero, una bellissima, giovanissima, con la voce scura e il vibrato morbido e i capelli biondi e il diploma di conservatorio e

"mamikazen, allora ci rivediamo tra due settimane?", fa lui.

non dirlo, porca miseria, se non lo dici non me lo ricordo e non mi prende il panico e non mi viene da portarmi via la sedia e

"tra due settimane, allora," fa lui.

"sì."

"bene."


fa lui.


lunedì 7 maggio 2012

Sentire.

Ho cambiato lavoro.

Non devo più rincorrere bambini per laboratori, scarpinare per musei, stare in piedi e agitarmi cercando di sembrare autorevole a una classe di quattordicenni grandi, grossi e pelosi.

Adesso sto a una scrivania.

Non che l'adrenalina sia calata, anzi. Ma è un'adrenalina esclusivamente intellettuale: 'avrò sancito la morte del tizio dell'avviso di decesso, o quella di un ignaro omonimo che si sta facendo un giro al mare?' ' Questo ottantenne moro come il carbone che vuole riconoscere la figlia della nuova compagna ucraina trentenne, sarà davvero il padre di questa frugoletta bionda dalla pelle d'alabastro, o finirò nel mezzo di un'indagine del tribunale dei minori?', e via dicendo.

Il che significa che quest'inverno mi è cresciuta la panza. Due chili che non riesco a mandare via. Ho provato a mangiare meno, eliminare la cocacola, alzarmi presto la mattina e andare a correre. Niente. Se ne stanno piantati lì e mi sbeffeggiano: "hai quarant'anni, non ti libererai più di noi, guarda che braccia da schifo, e tu saresti una ben conservata? ma facci il piacere, comprati un bel saio e bevi pure tutta la birra che vuoi, tanto ormai."
La cosa m'infastidiva alquanto. Fino a questa mattina.

Questa mattina è capitato in ufficio il collega I., uomo più gentile dell'universo, mago dei telefoni e, nel tempo libero, tennista incallito. Quando mi ha visto ha allargato le sue lunghe braccia ed io mi ci sono gettata, novella Tosca col suo Cavaradossi.
"Collega I.! Che bello vederti!"
"Mamikazen!"
Poi però mi ha guardato storto.
"Smettila di dimagrire."
"Dimagrire?! Ma se ho messo su due chili quest'inverno che non riesco a smaltire..."
"Naaaaah, naaah. Una volta eri più polposa, adesso sei troppo snella. A me piace... sentire."

Questa sera mi faccio una birra. Alla salute del collega I.

domenica 6 maggio 2012

Me, myself and I.

Le mutande.

Quante mutande porto?

Per due settimane.

Ne porto quattordici. Anzi, per sicurezza quindici. Sedici.

No, ne porto sette e porto detersivo e mollette.

No, ne porto sette e mi faccio portare il cambio da Marlowe quando mi viene a trovare coi bambini.

Devo fare il cambio del mio armadio, prima.

Devo fare il cambio del mio armadio e di quello dei bambini.

Devo comperare i sandali per Guanciabella.

Devo scrivere sulla lavagna cancellabile "ACQUA PIANTE" e "LUN / VEN SABBIA GATTA".

Devo scrivere un biglietto su come si programma la lavatrice.

Devo comperare i regalini per i parenti ferraresi.

Devo scrivere a Trantor per sapere se per caso fa un concerto da quelle parti.

Devo comperare e impacchettare tutte le mie medicine per l'asma. Anzi, forse è meglio se vado dal medico. Anzi, mi porto anche cortisone e antibiotico. Gesùgesù, ho il raffreddore. Sento che mi sta venendo la sinusite, e poi la bronchite, e poi l'asma. Gesùgesù. Mi scapperebbe da dire un rosario.

Ma quante mutande porto?

Basta la prospettiva di un corso di abilitazione di due settimane in una ridente località emiliana per trasformarmi nella copia carbone di Woody Allen.